Al convegno internazionale Musem Next, nel maggio 2014, ho raccontato come per la mostra “Progetto Cibo” il Mart di Rovereto – dove al tempo lavoravo – avesse prodotto contenuti di qualità e di successo, senza ricorrere al “marketing”, ma semplicemente portando il museo – cioè le persone che ci lavorano – sul web. “Un caso unico al mondo”, secondo il commento di Jasper Visser.

Quel lavoro nasce da uno sforzo, sostenuto tra il 2011 e il 2014 in sintonia con la direzione del museo, per sviluppare una strategia di comunicazione sul web che ha reso il Mart, in quel momento, il museo più influente d’Italia sul web (punteggio 70 su Klout nel luglio 2014).
La chiave di tutto è stata il web team: un gruppo informale, fondato da me, che comprendeva colleghi di tutti i dipartimenti del museo su base volontaria. Insieme al web team abbiamo portato il Mart sul Google Cultural Institute; abbiamo prodotto delle audioguide gratuite con interviste ad artisti internazionali spendendo 0€; abbiamo tolto il divieto di fotografare al museo prima che il ministro Franceschini cambiasse la legge; abbiamo messo il wifi in tutto il museo; abbiamo accolto i visitatori con una segnaletica che, al contrario di quanto avviene ancora oggi di solito nei musei italiani, spiegava cosa si può fare.